L’udienza preliminare per discutere la richiesta che il P.M. Giulia Sbocchia ha presentato, si dovrà tenere il prossimo 20 di febbraio davanti al Giudice, Iacopo Mazzullo. Ma andiamo per ordine e vediamo quali sono solo alcuni degli elementi che gli investigatori e la Procura della Repubblica di Agrigento hanno a disposizione in quella che sembra una inchiesta che potrebbe sfociare in un terremoto politico per le Pelagie.
I documenti tra intercettazioni, testimonianze e risultanze di interrogatori che si dovranno trattare sono veramente tantissimi.
Tutto ha inizio con i Carabinieri di Lampedusa che nel 2021 iniziano a indagare su questioni legate agli appalti per la gestione e la manutenzione delle pompe di sollevamento dei liquami, le fogne.
Secondo le indagini svolte dai carabinieri ci sarebbero stati una serie di abusi per la esecuzione dell’appalto e cioè, per una gara vinta da una ditta di Messina ma che poi nella realtà, questa azienda sarebbe stata costretta a subappaltare i lavori a ditte di parenti e amici di Totò Martello;
Martello con la complicità del suo vice, Salvatore Prestipino e di due tecnici comunali, Giuseppe Di Malta e Manlio Maraventano. Proprio queste quattro persone, infatti, nell’ambito dell’inchiesta sono indicati come i “promotori dell’associazione a delinquere”.
Lo scopo secondo la Procura, era quello di “pilotare i lavori per le fognature”. È bene specificare che, per costringere la ditta messinese aggiudicataria dell’appalto a subappaltare i lavori, (sempre per gli inquirenti) sarebbero state usate: “minacce, vessazioni e imposizioni” per favorire così un inserimento forzato e quindi illegittimo nel grosso affare, di imprese di parenti e amici.
“Noi il contratto glielo facciamo firmare, ma le faremo passare le pene dell’inferno” questo è solo uno dei passaggi che gli investigatori hanno potuto ascoltare nelle intercettazioni ma poi ancora: “Vuole firmare il contratto? Non si preoccupi, glielo faremo firmare e poi vediamo”; oppure: “qui comando io, e si fa come dico io. Io sono l’ufficio tecnico qua, io sono l’ufficio legale e di ogni cosa decido solo io. Io le faccio vedere se lei non mi cambia i contatori, guardi le priorità le stabilisco solo io”.
Le imprese che avrebbero ottenuto i subappalti illegali appartengono alla famiglia Martello, due nipoti e la moglie di un nipote. Le accuse ovviamente sono diverse e quella più importante è il peculato perché per gli investigatori e gli inquirenti ci sarebbe stata una chiara “appropriazione dei soldi che erano destinati all’impresa che aveva vinto la gara d’appalto”.
Nella realtà, quindi, gli investigatori avrebbero trovato prove molto esaustive di pagamenti di lavori indebitamente subappaltati a imprese riconducibili a Totò Martello. Ma con Martello e Prestipino ci sono anche altre 19 persone che sono interessate al rinvio a giudizio e sono: Giovanni Martello; Andrea Policardi; Antonio detto Tonino Martello; Rosa Martello; Claudia Cestrone; Annalisa Lombardo; Manlio Maraventano, Giuseppe Di Malta, l’immancabile e sempre presente a Lampedusa da decenni: Massimo Campione; Domenico Cucina; Umberto Cucina, Stefano Cucina; Rosario Cucina; Giovanna Taormina; Gianluca Cucina; Pietrino Cucina; Nicola Cucina; Salvatore Cucina; Rosa Cucina. Lo stuolo di avvocati che seguono tutte queste persone sono 11 e sono: Giuseppe Grillo, Massimo Perrotta, Gaetano Caponnetto, Calogero Meli, Samantha Borsellino, Maria Caponnetto, Alessandro Patti, Nicolò Grillo, Gaetano Gucciardo, Emanuele Dalli Cardillo, Rosario Didato.