Il Piano Regolatore di Martello? No, grazie!

Editoriale di Elio Desiderio
Che il piano regolatore definito da tutti del Martello non piacesse a nessuno, non è un mistero. E anche che non fosse uno strumento urbanistico capace di soddisfare le esigenze delle Pelagie, lo sapevano praticamente tutti.

E poi, il fatto che (sempre tutti) lo definivano il Prg di Martello si sapeva bene che non era solo per via del fatto che era stato proposto da una amministrazione retta dal sindaco dell’epoca Totò Martello bensì, perché sembrava essere stato come dire, “pittato” o meglio ancora, cucito addosso allo stesso Martello.

Lo ha detto a chiare lettere, il sindaco Filippo Mannino durante il consiglio comunale del primo Aprile.
Eh si, perché guarda caso, il progettista del prg aveva previsto, manco a farlo apposta, che l’indice di edificabilità dell’area di proprietà di Martello (in zona Cala Creta) fosse così elevato, che si sarebbe potuto costruire un villaggio enorme mentre per tutto il resto dell’isola nulla o quasi.



Anche questo non poco rilevante dato oggettivo, è stato messo in evidenza dal sindaco Mannino durante la discussione che c’è stata durante il consiglio comunale del primo Aprile. A parte questo dato di fatto, che ogni isolano dovrebbe tenere bene in mente e non scordarselo praticamente mai, durante il consiglio comunale sono emerse anche altre verità importanti e tutte regolarmente certificate.

Il punto 11 dell’ordine del giorno del consiglio comunale prevedeva la proposta di revoca di una delibera fatta dal commissario ad acta che aveva praticamente autorizzato l’iter definendo legittimo, il piano regolatore di Martello.



Ma perché l’amministrazione Mannino ha preso una decisione così forte e importante? Non capita spesso che si annulli una delibera firmata da un commissario nominato dalla regione. Le motivazioni in effetti sono tante e tutte supportate da documenti; risposte chiare di diniego degli uffici regionali ma poi anche tante irregolarità rilevate nella progettazione che non era supportata da documenti e studi recenti.

Quello che però fa comprendere quanto sia stato assurdo e poco veritiero l’iter che è stato seguito dal commissario, riguarda una delibera consiliare votata all’unanimità dal consiglio comunale durante il periodo della amministrazione De Rubeis.



Ecco, quella delibera citata sia dal capo dell’ufficio tecnico ing. Salvatore Gambino durante la sua relazione in consiglio comunale, che dal sindaco Mannino, al commissario ad acta era stata omessa (se volontariamente o meno sarà la magistratura ad accertarlo) e di conseguenza, falsando di fatto tutto l’iter procedurale.

Ma cosa sarebbe cambiato se quella delibera fosse stata fatta vedere al commissario; semplice, non si sarebbe potuto procedere per la possibile presentazione del piano regolatore di Martello. Certo, non è esattamente semplice spiegare senza dovere scendere in tecnicismi quello che è successo a Lampedusa dí così grave ma quello che è certo è che sotto gli occhi tutti ora c’è la verità, una verità certificata dal verbale della seduta del consiglio comunale del primo Aprile.



Diversi cittadini ci hanno contattato per informarci del fatto che con la indebita, inappropriata e ingiusta applicazione delle norme attuative del piano regolatore di Martello, si sono visti bloccati anche progetti per i quali avevano già pagato persino gli oneri di urbanizzazione. Una situazione quest’ultima che ha portato a perdite di tempo, di soldi e con l’aggravante di non potere fare più nulla di quei progetti se non proponendo ricorsi e richieste di risarcimento danni.

Le problematiche sono veramente tante che questo obsoleto strumento urbanistico ha creato e che avrebbe potuto creare ulteriormente, se in qualche modo l’ex sindaco Martello fosse riuscito a farsi approvare questo piano regolatore. Con la abrogazione della delibera del commissario ad acta e relativa al piano regolatore di Martello, finisce un’epoca; si può dire che sia terminata una condizione di irregolarità evidente in un documento redatto oltre trent’anni fa e che sembra creato apposta per favorire pochi eletti e non l’intera popolazione.



Alla luce di quanto è stato sviscerato fino a questo punto, si rimane basiti e trasecolati da diversi fattori e ci si chiede: ma è possibile che in tutto questo, a nessuno sia venuto in mente che potrebbero esserci elementi oggettivi utili per ravvisare estremi di reati?

Ma sul serio oggi è possibile continuare a volere gestire la cosa pubblica come se si trattasse di questioni affaristiche familiari senza risponderne alla magistratura? Ma indurre in errore un commissario omettendo di aggiornarlo e facendogli redigere un atto illegale, è o non è un reato?
Ma se in un proponendo piano regolatore, ci sono delle zone edificabili che sono di proprietà dell’ex sindaco o della sua famiglia dove ci sono tutte le agevolazioni negate agli altri, è o non è un reato?

Non ci resta che attendere i prossimi sviluppi procedurali ed eventualmente giudiziari, per fare chiarezza e soprattutto per restituire ai cittadini la verità dei fatti.